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Camerun, gli albini perseguitati dal pregiudizio di Sara Strippoli
Pubblicato su La Repubblica.it il 09 ottobre 2011
 

LA TESTIMONIANZA

Camerun, gli albini perseguitati dal pregiudizio.
Il racconto: "Noi, braccati e sacrificati".

Parla Stephane Ebongue, che fa parte della minoranza di duemila persone che scontano un basso livello di melanina. Suo fratello è stato rapito, lui è riuscito a fuggire in Italia. "Con le elezioni ci giochiamo buona parte del nostro futuro".

Questa domenica ci sono le elezioni in Camerun, racconta il giornalista Stephane Ebongue. "Il presidente Paul Biya, un quasi ottantenne che governa il Paese dal 1982, sarà probabilmente riconfermato e ancora una volta gli albini del mio Paese tremeranno di paura, saranno braccati di notte e sacrificati". Nonostante i politici africani studino spesso in Inghilterra e in Francia "le superstizioni restano e anche negli anni 2000 c'è chi, in Camerun ma anche in Tanzania, continua a pensare che un rito propiziatorio compiuto con una pozione preparata con la pelle, le unghie o gli organi genitali degli albini serva a sconfiggere gli avversari".
Sono passati quindici anni da quando il fratello di Stephane è scomparso. Un giorno, era il 1987, è uscito e non è mai tornato "e il suo cadavere non è stato trovato, perché quando si ammazza un albino tutte le parti del suo corpo sono utili, gli sciamani le usano per pozioni e filtri magici. Eravamo quattro fratelli, io e lui albini, mentre gli altri due fratelli e i miei genitori sono neri".
"C'è un vulcano nel mio Paese", racconta ancora Stephane. "Si chiama Epassamoto, che significa mezza persona, perché è ritenuto mezzo uomo e mezzo animale. Le credenze popolari dicono che in quel monte ci sia Dio e quando il vulcano è in attività è perché quel Dio è arrabbiato. Per placare la sua ira si pensa che sia necessario il sangue degli albini. Per noi comincia l'angoscia, la notte diventa pericolosa". L'ultima eruzione risale al 2007 e quell'anno Stephane ha deciso di scappare per sfuggire alla caccia agli albini, duemila persone circa in tutto il Paese, che ogni giorno scontano la pena di avere poca melanina, di essere ipovedenti. Bianchi fra i neri. Insulti per strada, aggressioni fisiche e rapimenti quando arriva il buio: "Siamo considerati una razza inferiore, ma al tempo stesso si crede che le parti del nostro corpo abbiano virtù terapeutiche. Siamo demoni ma anche potenziali salvatori".
Da quattro anni Stephane, scappato cinque anni fa su una nave diretta a Genova dopo aver messo insieme mille euro per partire, vive vicino a Torino, insegna italiano ai profughi, scrive. Da qualche tempo ha un progetto, raccogliere fondi per aiutare i ragazzi albini a studiare: "Voglio che a Duala, la mia città, nasca una biblioteca per albini - dice - siamo ipovedenti perché abbiamo occhi delicatissimi, per noi seguire le lezioni è molto difficile. Con i video-ingranditori la vita cambia, i caratteri si ingrandiscono e si può leggere e studiare, andare all'Università. Io sono riuscito a farlo ma per molti non c'è alcuna chance. Quelli come me non possono lavorare nei campi perché la nostra pelle non sopporta il sole, non possono studiare perché sono quasi ciechi".
Ogni video-ingranditore costa 900 euro. "Vorrei tornare al mio Paese a fine anno con questo regalo per loro". Di qui l'appello: "Tutto, soldi ma anche creme ed ombrelli, possono servire a renderci la vita più facile. Prima o poi la mentalità dovrà cambiare, prima o poi questa storia finirà e sarebbe molto bello se gli albini potessero tornare ad essere uomini liberi".

A QUESTO INDIRIZZO POTETE VEDERE IL VIDEO DELL'INTERVISTA:

http://tv.repubblica.it/mondo/camerun-albini-perseguitati-sacrificati-per-una-credenza/77863?video



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