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Invia 4mila mail per pubblicare un libro sul dramma degi albini africani: gli risponde solo il Papa di Elisabetta Giorgi
Pubblicato su Il Tirreno il 6 dicembre 2013
 

Cristiano Gentili - 40 anni, grossetano, funzionario internazionale per i paesi del sud del mondo - racconta l'incontro con Bergoglio, che ha inciso anche un messaggio per aiutarlo nella sua missione

ROMA. Ha scritto quattromila mail e lettere a politici, uomini di cultura, giornalisti, presentatori, case editrici, critici e grandi lettori. Ha provato a sensibilizzarli sul dramma degli albini africani, mutilati, seviziati e barbaramente uccisi in un delirio di razzismo e superstizione. Solo un uomo gli ha risposto. Il Papa. Papa Francesco.
Cristiano Gentili - 40 anni, grossetano, funzionario internazionale per i paesi del sud del mondo e scrittore - si era rivolto a lui per lo sconforto di non aver trovato aiuto, ma non avrebbe mai pensato che il Pontefice, colpito dalla sua storia e dal dramma degli albini africani, sarebbe stato l’unico a cercarlo per avere lumi su quel che succede in Africa. Non solo. Oltre ad avergli risposto il Papa gli ha fatto un regalo. Ha letto alcune frasi del romanzo di Gentili sugli albini africani e si è fatto registrare la voce in un nastro per un progetto i cui fondi sono in beneficenza. È stato il suo modo concreto per offrire aiuto, facendo viaggiare lontano i sogni e le parole.
Amos Oz, il grande scrittore israeliano, dice che «una storia, più parla di un piccolo mondo, più è universale». Più parla del particolare e della vita umana, più condensa storie esemplari come questa - terribile - iniziata anni fa in Tanzania. Gentili vi arriva un giorno dal Sudan dopo aver preso un’aspettativa non retribuita: vuol rendersi conto di persona se le voci che ha sentito sugli albini siano vere. Chiede aiuto a Josephat Torner, un albino africano col quale viaggia in lungo e largo, visita centri d’accoglienza e ospedali e si sofferma lungo le selvagge sponde del lago Vittoria, dove scopre situazioni oltre l’immaginazione. «Avevo visto tante cose orrende in giro per il mondo - racconta - ma niente di così atroce». Gli albini, che per uno scherzo della natura nascono bianchi anziché neri, sono perseguitati, mutilati e uccisi perché si crede che i loro arti, le mani e i genitali portino ricchezza e fertilità. È una sorta di Olocausto perpetuo che affonda le radici nella mentalità comune africana, e nell’indifferenza dell’Occidente.
Quando Gentili scopre questo resta così sconvolto che vuol fare qualcosa: raccontare tutto al mondo può essere un’arma contro la tolleranza silenziosa del male. Nascono da qui un reportage e poi un romanzo, “Ombra bianca”, che narrano storie vere. Ma non basta: serve un’eco più ampia. Così a luglio-agosto Cristiano si mette a scrivere lettere ed email. Ne spedisce quattromila, e nessuno gli risponde. A ottobre riceve una telefonata. È monsignor Karcher, cerimoniere di Papa Francesco, che gli dice. «Buongiorno, la stiamo cercando dal Vaticano.
Il Santo padre ha letto la sua lettera ed è rimasto colpito. Conosce il dramma degli albini, benedice quello che sta facendo e ha il suo interessamento per lei». Gentili pensa a uno scherzo ma poi si convince. Il giorno dopo il Vaticano si rifà vivo. «Stavolta un’altra persona, sempre vicina a Papa Francesco, mi fa sapere che sono invitato come relatore in un simposio internazionale sullo sviluppo sostenibile per l’Africa, il 29 novembre alla Pontificia Accademia delle Scienze». L’invito arriva direttamente dal Santo Padre. Non è facile esserci: in quei giorni Gentili dev’essere in Kosovo dove svolge un ruolo chiave come osservatore elettorale (tra l’altro vive sotto scorta), ma dal Vaticano lo aiutano a liberarsi fornendogli un lasciapassare, “per speciale interessamento del Papa”. Non solo. Bergoglio vorrebbe fare la sua conoscenza, e lo invita per tre giorni a Santa Marta nell’alloggio semplice dove abita fin dall’insediamento, avendo rifiutato i fasti degli appartamenti pontifici.
L’intervento di Gentili viene messo in scaletta come “ultimo”, il più importante. Prima di lui sono il cardinale Re, il ministro Kyenge, il primate del Congo Monswengo Pasinya, Romano Prodi rappresentante Onu del Sahel. Il 27 novembre Gentili arriva a Santa Marta, e una prima occasione per incontrare il Pontefice arriva la sera a mensa: Papa Francesco, con talare bianco, entra e si serve da solo al buffet, col piatto in mano: verdure, frittata, pasta, zuppa. A tavola si siede in compagnia, ispira umanità e simpatia. «Gli altri lo guardano con rispetto, e anch’io non ho il coraggio di avvicinarmi, mi sento paralizzato», dice Cristiano. I due si incrociano con lo sguardo: ci scappa un sorriso. Il giorno dopo si incontrano di nuovo a colazione e la sera a cena. Stavolta Gentili si fa avanti ma c’è tempo solo per un ringraziamento. Gli regala un santino di San Francesco, un braccialetto di Albinia e il romanzo “Ombra bianca”. Papa Francesco si mette a sfogliarlo. L’Accademia pontificia delle Scienze, di cui sono membri molti premi Nobel, è uno dei luoghi di cultura più prestigiosi al mondo. Nel suo intervento sui diritti umani, il 29, Gentili lancia un appello alla Chiesa e chiede al Governo di inserire la causa degli africani con albinismo nell’agenda della cooperazione allo sviluppo. Finito il simposio rientra a Santa Marta; fa per entrare in un salone ma è bloccato da due guardie svizzere. «Non si entra».
Poco dopo esce il Papa. «Tu sei la persona che mi ha regalato il libro ieri sera, vero? - dice il Pontefice a Gentili - Adesso, se puoi, sono disponibile. Vieni con me?» E se lo porta in una stanza accanto, piccola, dove loro due soli si siedono l’uno davanti all’altro, a parlare di mutilazioni e disperazione. «Ho sempre fatto questo perché ci credevo veramente - racconta Cristiano al Papa - e non ho mai trovato una guida capace di capire cosa volevo fare davvero per queste persone». Lui ascolta e fa domande, si tocca la croce di ferro sul petto mentre Gentili continua il racconto. «Un vescovo italiano dell’America latina mi ha pure detto che aveva perso la fiducia nella chiesa e l’ha ritrovata con lei. Lui non ha trovato il coraggio di parlarle, io invece non voglio avere questa remora, le voglio dire tutto».
Tutto compreso il suo ultimo progetto: un’applicazione su Ombrabianca.com che permetterà, con la lettura di brevi frasi del romanzo, di comporre il primo “audiolibro sociale”; il ricavato andrà tutto a sostegno dei progetti per gli africani albini. Il Papa ascolta attento, e quando l’altro gli dice «le chiedo di farmi un regalo per queste persone..», risponde con un sorriso semplice e convinto: “sì”. «In quel momento è come se si fosse rotto l’argine della disumanità». Alla fine il Papa lo abbraccia. Gentili prende un piccolo registratore e sceglie una pagina significativa, l’ultima, in cui appare un personaggio simbolo, padre Francis, che dopo il declino della chiesa africana incarna la rinascita dei valori cristiani. «Dio è in ogni essere umano - proferisce il parroco - Se si offende una persona, si insulta Dio». Il Pontefice legge queste e altre frasi con tono profondo. Fa sì che l’altro le incida su un nastro. E con questo regalo destinato a fare il giro del mondo accorciando le distanze tra gli uomini, saluta Cristiano. Esce dalla stanza e spegne la luce alle sue spalle.

L'articolo originale pubblicato su iltirreno.gelocal.it è stato ripreso anche da La Stampa.it



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