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Reporter afro-torinese apre la prima biblioteca per ciechi del Camerun di Redazione
Pubblicato su RedattoreSociale.it il 12 febbraio 2014
 

La struttura si chiama "Pavillon blanc" e si trova a Douala. E' dotata di audio libri, video ingranditori e computer con ausili. L'ha voluta Stephane Eboungue, reporter albino che da anni lotta contro lo stigma. Spesso l'albinismo è causa di progressiva cecità

TORINO - Stephane Ebongue ce l'ha fatta. Da anni, l'albino africano, che a settembre dello scorso anno ha raccontato la sua rocambolesca fuga dai cacciatori di uomini del Camerun (su RS Agenzia giornalistica l'intervista a Stephane Ebongue) era impegnato nella costruzione di una biblioteca per ciechi e ipovedenti a Douala, centro accademico e culturale del paese. Per farlo, ha viaggiato a lungo tra Africa ed Europa, ha raccolto attrezzature, aggirato ostacoli e stretto alleanze: in primis con l'Apri, l'Associazione pro retinopatici e ipovedenti, che lo ha finanziato e assistito lungo tutto il percorso; oltre che con Fabio Lepore, il reporter freelance che sulla vita di Stephane ha realizzato un audio-documentario vincitore all'ultimo Bellaria film festival.

E così, qualche giorno fa, Stephane ha finalmente visto il suo sogno prender forma, quando, di fronte ad alcune delle più alte cariche di Douala, ha tagliato il nastro di "Le pavillon blanc": una struttura che sorge proprio di fronte all'Università cittadina, e che - con i suoi mille audio libri, tredici video ingranditori e dieci computer dotati di ausili per la scrittura in braille - potrà finalmente garantire un'istruzione a molti ragazzi che, per una rara variante nella loro sequenza genetica, si ritrovano spesso esclusi da scuole e università.

A causa della carenza di pigmentazione che colpisce la retina, oltre che la pelle, in molti casi all'albinismo si accompagna infatti una graduale e netta perdita della vista. Per questo, da giovani, gli albini africani devono combattere una doppia battaglia: quella con i cacciatori di uomini, che per una diffusa superstizione credono che dai loro organi interni si possano ottenere pozioni, amuleti e filtri magici. E quella con l'ipovisione e con un sistema scolastico, che spesso non ha i mezzi né tantomeno la volontà di venir loro incontro: "Fin da bambini, - ci aveva spiegato Stephane qualche mese fa - gli albini africani devono essere incredibilmente temerari per andare a scuola: perché, oltre a essere oggetto delle angherie degli altri ragazzi, devono affrontare grosse difficoltà nella lettura che rallentano il loro processo di apprendimento".

Di qui l'idea della biblioteca: per evitare che, come spesso accade, questi ragazzi abbandonino la scuola per andare incontro a un destino ancora più inclemente. "Lasciare gli studi - aveva precisato Ebongue - spesso comporta finire a lavorare sotto il sole per 12 ore al giorno, morendo a trent’anni per un cancro della pelle. In altri casi può portare dritti in strada, a chiedere l’elemosina; il che rende molto più esposti ai cacciatori di uomini e alle vessazioni mosse dalla superstizione”.

Presenti all'evento, il Rettore dell'Università di Douala, il Viceprefetto e i Delegati (equivalente camerunense dei nostri assessori) alla Cultura e al Welfare. Ad accompagnare Stephane, poi, c'erano Marco Bongi, presidente di Apri Onlus, il regista Andrea Vernoli, che sulla vicenda sta girando un documentario e il già citato Fabio Lepore, che con Ebongue condivide tanto la condizione di ipovedente quanto la ferma convinzione che certi limiti siano fatti per essere oltrepassati. "Fabio e Stephane - spiega Bongi - sono due grandi esempi di umanità, di quell'atteggiamento che vorremmo si diffondesse tra gli ipovedenti. Il primo, a dispetto della malattia, ha realizzato reportage da tutto il mondo, zone di guerra incluse. Il secondo possiede una determinazione fuori dal comune; ed è anche grazie a quella che ci ha subito convinti ad aiutarlo in questo progetto". Dispiegate in forze, anche le telecamere di alcune delle maggiori emittenti televisive del paese (come Camerun News, la Tv di Stato e Tele Deux) accorse all'inaugurazione di una struttura che, quanto a eccellenza, segna un precedente non soltanto per quanto riguarda l'Africa. "Tutti gli invitati - spiega Lepore - erano stupefatti di fronte alle attrezzature raccolte da Stephane: neanche a me era mai capitato di trovarmi in una stanza con tredici videoingranditori e dieci macchine braille. È stata un'esperienza emozionante, una vera festa: c'erano gruppi di musicisti e percussionisti, cibi e bevande locali e molte facce sorridenti".

Il Pavillon blanc, al momento, lavora già a pieno regime: come annunciato qualche mese fa, Stephane ha voluto assumere anche un tutor che dovrà assistere i ragazzi nell'uso delle attrezzature. "La sfida ora -'conclude Bongi - è riuscire a mantenerla attiva nel tempo: i soldi che abbiamo raccolto, grazie a partner come la Fondazione VII novembre, di Ivrea, saranno sufficienti a coprire le spese dei prossimi dodici mesi. Ora, quindi, bisogna trovare nuovi canali di finanziamento: è per questo che mi rivolgo già da adesso a eventuali benefattori. Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti". Per informazioni e donazioni: www.ipovedenti.it (ams)

Link all'articolo originale.



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